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Piano d’azione
Testimonianza diretta

 

   Sulle prime ore del mattino di un giorno da stabilirsi una squadra di 12 uomini si sarebbe appostata lungo la rete di cinta posteriore della Villa: ad un momento prestabilito si sarebbe presentato alla porta d’ingresso un Ufficiale tedesco con un interprete che avrebbe chiesto per prima cosa le chiavi del cancello ai portinai (civili) e avrebbe successivamente chiamato le due sentinelle o una almeno nella portineria. L’ufficiale tedesco era naturalmente uno dei nostri, l’interprete io.

   Si trattava di immobilizzare le sentinelle tedesche possibilmente senza far uso delle armi, o comunque, a colpo sicuro. Contemporaneamente, per prestabiliti accordi d’ora, gli uomini appostati sul retro dovevano, tagliata la rete, sistemare una delle due sentinelle; uno dei due autisti d’accordo con noi avrebbe pensato a far trovare riuniti in quel preciso momento le due cameriere e l’altro autista e, eventualmente, qualche altro elemento che fosse rimasto nella villa.

   Immobilizzate così tutte le persone che si trovavano in quel momento nella villa, lontana dalla strada circa 300 metri e parzialmente mascherata da alberi di alto fusto, i 12 uomini tra i quali i due autisti dovevano ordinatamente caricare gli autocarri di tutto quanto era nei locali e nel magazzino della Villa. Ultimato il carico i due autisti dovevano guidare i due autocarri sulla strada della Val Brembana sino a un determinato punto dove parte del materiale sarebbe stato occultato e parte spalleggiato e trasportato in alta montagna.

 

Al comando militare regionale lombardo e p.c. all’esecutivo regionale del Partito Liberale Italiano, f.to Claudio Mastino [Riccardo Malipiero], 28 settembre 1944, in Aisrec, Fondo N. Mazzolà, fald. I, b. d, fasc. 1in

Andrea Pioselli, La diserzione I “mongoli” nella Resistenza bergamasca e la strage di Monte di Nese, Il filo di Arianna, Istituto bergamasco per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea, 2010, p. 67.

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